Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta ai Fori

 Templ. S. Quirici.JPG

La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, situata lungo via di Tor de’ Conti alle spalle del Foro di Augusto e quello di Nerva, è dedicata a due santi martiri di Tarso, del IV secolo, al tempo dell’imperatore Diocleziano: il piccolo Quirico, di 3 anni, e sua madre Giulitta.

La Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta è una rettoria della parrocchia di Santa Maria ai Monti, situata nel rione Monti. Sorge di fronte al Foro di Nerva alle spalle del Foro di Augusto, custodita dai frati del Terz’Ordine Regolare di San Francesco. È sede di un Titolo cardinalizio. La chiesa è dedicata a due santi martiri di Tarso, del IV secolo, al tempo dell’imperatore Diocleziano: il piccolo Quirico, di 3 anni, e sua madre Giulitta.

È una chiesa di origini antichissime collocata in una zona, quella del centro monumentale di Roma antica, che verrà “cristianizzata” con la costruzione di chiese solo a partire dalla metà del VI secolo, tanto forte era la memoria del passato “pagano” della zona e l’opposizione dell’aristocrazia senatoria. Fa parte di un gruppo di chiese sorte a partire da quella data, nel corso del medioevo, nella zona che dal XII secolo prese il nome “ai Pantani”, a causa dell’impaludamento dei Fori dovuto all’ostruzione della Cloaca Massima, ed è l’unica ad essere sopravvissuta alle demolizioni degli anni trenta del XX secolo per l’apertura di via dell’Impero, l’attuale via dei Fori Imperiali.

Scavi archeologici e documenti epigrafici attesterebbero come assai probabile una prima datazione all’epoca di papa Virgilio (535-545), quando la chiesa era ad una quota assai più bassa dell’attuale e con un orientamento opposto. I suoi resti sono stati ritrovati da recenti scavi. Inizialmente dedicata ai Santi martiri Stefano e Lorenzo, aveva un orientamento inverso da quello attuale (cioè dove c’era l’abside, ora c’è la facciata). Nei secoli subì numerose ricostruzioni ed interventi. A quello di Pasquale II (1099-1118) si deve il bel campanile romanico, visibile solo lateralmente e a distanza. Nel Medioevo nella chiesa vi ebbero sepoltura molte famiglie baronali romane. Restauri furono apportati alla chiesa alla fine del XV secolo e nel 1584, quando fu invertito il suo orientamento. Il campaniletto medievale fu conservato ed oggi è inglobato all’interno dell’edificio adiacente. Nuovi restauri si ebbero all’inizio del XVII secolo, quando papa Paolo V la fece rialzare di circa quattro metri per preservarla dall’umidità e dalle inondazioni del Tevere. Finalmente nel 1722 Innocenzo XIII la concesse ai Domenicani, che ne intrapresero il rifacimento tra il 1728 ed il 1735, su probabile progetto di Filippo Raguzzini. Sulla destra si estende il grande edificio del convento costruito tra il 1750 ed il 1753 da Gabriele Valvassori, oggi trasformato nell’Hotel Forum.

La facciata della chiesa, del XVIII secolo, è particolarmente slanciata. Essa è suddivisa in due ordini da un alto cornicione, sul quale si legge la seguente iscrizione latina: SS MM Quirico et Iulittae Dicatum.   La fascia inferiore della facciata è decorata con tre arcate cieche a tutto sesto idealmente sorrette da semplici lesene tuscaniche. All’interno dell’arco centrale si apre l’unico portale, con cornice marmorea sormontata da un elegante timpano e da una lapide con il seguente testo attribuito all’umanista fiorentino Aurelio Brandolini:

Instavrata videt qviricvs cvm matre ivlita qve fverant longa dirvta tenpla die. Principe svb sixto delvbris nvlla vetvstas hic reficit pontes menia templa vias

Quirico con la madre Giulitta vede restaurati i templi che per lungo tempo furono in rovina. Sotto il principe Sisto nei luoghi di culto non rimase nessuna vetustà: questi rifece ponti, porte, templi e strade,

 Lungo il fianco destro della chiesa, si trova il campanile romanico del XII sec. a tre ordini separati da cornicioni poco sporgenti e la sua cella campanaria si apre sull’esterno con trifore, in parte murate, su due piani.

L’interno della chiesa presenta una pianta con navata unica che termina in un’abside quadrangolare. La volta è a botte lunettata affrescata nel 1856 da Pietro Gagliardi con, nella navata, Gloria dei Santi Quirico e Giulitta. Lungo la navata vi sono quattro altari laterali, due per lato. Il primo altare di destra accoglie una tela del XVII secolo con la Madonna e San Giuseppe, il seguente, dedicato a Domenico di Guzman, ospita una pala con la Predica di San Domenico di Ercole Ruspi (XIX secolo); il primo altare di sinistra, invece, è sormontato da una tela con San Vincenzo Ferrer e San Nicola di Bari in adorazione del Bambino Gesù (metà del XVIII secolo), mentre quella del secondo altare raffigura la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Caterina, della prima metà del XVIII secolo. In prossimità della parete di fondo, si trovano due cantorie contrapposte dipinte a finto marmo. L’abside è interamente occupata dal presbiterio, delimitato da una balaustra marmorea. Esso accoglie l’antico altare maggiore secentesco. Al centro di essa si trova una pala coeva con il Martirio dei Santi Quirico e Giulitta.

Sulla cantoria di destra, si trova l’organo a canne, costruito nel 1859 da Pietro Pantanella e restaurato nel 2006 dalla ditta Inzoli.

Nei sotterranei è allestito il Museo tipologico internazionale del presepio Angelo Stefanucci, con presepi di diversi luoghi ed epoche.

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